Scatta la raccolta del riso in Lombardia in ritardo di due settimane

hanno colpito le risaie italiane, con bombe d’acqua e grandinate che si sono alternate a siccità e gran caldo, anche se la qualità è salva. E’ quanto emerge da un’analisi della Coldiretti regionale divulgata in occasione dell’inizio della campagna risicola, con il via alle prime trebbiature.

Una campagna che in Lombardia parte in ritardo di 10-15 giorni anche per le basse temperature primaverili e del mese di luglio che hanno rallentato la crescita della coltura.

Per fronteggiare un andamento climatico sempre più imprevedibile – annuncia la Coldiretti Lombardia – in provincia di Pavia, grazie al coordinamento della Coldiretti provinciale è appena stato attivato un nuovo fondo mutualistico agevolato riservato al settore risicolo, il primo in Italia in questo comparto. “Il fondo mutualistico – spiega Stefano Greppi, Presidente di Coldiretti Pavia – nasce da un’associazione di aziende agricole che accantonano risorse comuni per ricevere un sostegno quando il reddito viene a calare. Gli imprenditori associati, di fatto, contribuiscono alla creazione di una riserva finanziaria comune e condividono un determinato rischio: in caso di danno il fondo interviene con un risarcimento”.

Nonostante le difficoltà causate dal clima l’Italia – continua la Coldiretti – si conferma primo produttore europeo di riso, con 226.800 ettari coltivati quest’anno e 4 mila aziende agricole che raccolgono 1,50 milioni di tonnellate di risone all’anno, pari a circa il 50% dell’intera produzione Ue e con una gamma varietale unica e fra le migliori del mondo. In Lombardia – precisa la Coldiretti regionale – si concentra più del 40% delle risaie made in Italy, con Pavia prima provincia risicola italiana grazie agli oltre 80 mila ettari coltivati. Altre zone vocate a questa produzione a livello regionale si trovano nel Milanese, nel Lodigiano e nel Mantovano.

Dalle risaie Made in Italy – ricorda Coldiretti – nascono opportunità di lavoro per oltre diecimila famiglie tra dipendenti e imprenditori impegnati nell’intera filiera, senza dimenticare lo straordinario impatto sul paesaggio, sull’ambiente e sulla biodiversità con 200 varietà, iscritte nel registro nazionale, dal vero Carnaroli, con elevati contenuto di amido e consistenza, spesso chiamato “re dei risi”, all’Arborio dai chicchi grandi e perlati che aumentano di volume durante la cottura fino al Vialone Nano, il primo riso ad avere in Europa il riconoscimento come Indicazione Geografica Protetta, passando per il Roma e il Baldo che hanno fatto la storia della risicoltura italiana.

A preoccupare è però – sottolinea Coldiretti – il fatto che il 18 gennaio 2022 scadrà la clausola di salvaguardia, la misura della Commissione Europea che ha eliminato la facilitazione del dazio zero sull’import di riso indica dalla Cambogia e dal Myanmar.

Per anni i due paesi asiatici hanno beneficiato delle agevolazioni per esportare in Italia e in Europa nell’ambito del regime EBA (tutto tranne le armi).

Il risultato è stato una vera e propria invasione di prodotto asiatico che ha messo in ginocchio i produttori nazionali. Facilitazioni che, peraltro, sono state sospese solo per la varietà di riso indica, mentre per la japonica hanno continuato a rimanere attive, nonostante le violenze verificatesi nel Myanmar in seguito al golpe militare. 

Serve dunque un impegno da parte della Ue per rinnovare la clausola di salvaguardia e se ciò non fosse possibile in tempi brevi, la Commissione dovrebbe attivare, entro il 18 gennaio 2022, il meccanismo necessario per includere il riso nell’elenco dei prodotti riassoggettati a dazio a seguito della revoca temporanea delle concessioni EBA alla Cambogia (Regolamento (UE) n. 2020/550) a causa di violazioni dei diritti umani in quel paese. Su quest’ultimo aspetto, si ricorda che gli uffici della Commissione avevano precisato che la non inclusione del riso nel provvedimento era prevista in quanto la clausola di salvaguardia era già stata adottata per il riso di origine cambogiana.

Inoltre il riso deve essere considerato un prodotto “sensibile” nell’ambito dei negoziati internazionali per gli accordi di libero scambio – sostiene la Coldiretti –, evitando nuove concessioni all’import e rendendo obbligatoria a livello europeo in etichetta l’indicazione del Paese di origine in modo da indirizzare gli investimenti dei fondi comunitari per la promozione solo verso il riso coltivato nell’Unione.

Per la sicurezza dei consumatori – afferma la Coldiretti – è poi necessario eliminare le soglie di tolleranza per le sostanze vietate all’interno dell’Ue con il divieto all’importazione di prodotti agricoli contenenti sostanze attive non approvate nell’Ue con reciprocità – conclude la Coldiretti – nelle regole sull’uso degli agrofarmaci tra i produttori Ue e tra questi e quelli dei paesi terzi.

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